Il gol più bello? “Ce ne sono tanti:
la doppietta contro il Real a Vienna, ma soprattutto quello a Berna
con la nazionale. Quando andavamo all’estero i tifosi avversari ci
fischiavano, mentre gli immigrati italiani vivevano l’incontro con
gioia ma soprattutto la nostra eventuale vittoria era simbolo di
riscatto. A Berna quel giorno passammo in svantaggio. Potete
immaginare i nostri tifosi. Poi ad una manciata di secondi dalla fine
arriva una palla, si sviluppa un’azione magistrale, faccio due o
tre palleggi, entro in area tiro e segno. I nostri esplodono in una
gioia indimenticabile”.
Il calcio non è solo calcio, è
cultura, è costume, è inseparabile presenza nella vita quotidiana.
Pensate che gli indici delle borse nazionali risentono dei risultati
sportivi, salgono e scendono in relazione a vittorie e sconfitte.
Dicevi di Vienna della finale con il
Real … “Sì, era il 1964 e il mio mito era Di Stefano. Prima di
“salire” in campo dal sottopasso del Prater, (lo stadio di Vienna
ndr), le squadre erano in fila ed io fissavo con ammirazione Di
Stefano. Suarez mi prende e dice: “Ehi, sei venuto per giocare la
finale o per vedere come è fatto Di Stefano? Vincemmo 3 a 1, con
una mia doppietta, meraviglioso! Alla fine della partita cerco Di
Stefano per chiedergli la maglia, mi viene incontro Puskas, il
mitico campione ungherese: dammi la maglia, tu sarai un campione, mi
disse. Conservo ancora oggi quella di Puskas, ma ahimè mi manca
quella di Di Stefano. Facchetti, Picchi, Burnich, Corso, Suarez …
Amici e persone fantastiche. Ho trascorso con loro molti i momenti
più belli della mia vita. Helenio Herrera? Allenatore metodico
persino maniacale, soprattutto per la disciplina e le ferree regole
durante i ritiri. Un giorno io, Burnich e Picchi “scappiamo dal
ritiro”: erano le 7 del mattino: destinazione la chiesa ad un
passo dal ritiro dove volevamo assistere alla messa. Ad un certo
punto, dietro ad una colonna della chiesa, compare il mago. Mi
difendo affermando che senza la messa gioco male e concordano
Picchi, Burnich e Facchetti. Il mago si convince: la fuga dai ritiri
non è per festini e per trovare ragazze disponibili. Il mago capisce
e da allora la messa è celebrata ogni sabato prima della partita.
Ricordi quando eravamo a 7 punti dal Milan? Ebbene, la squadra aveva
vissuto un risveglio spirituale, partecipavamo alla messa, ci si
confessava, eravamo coinvolti in opere di solidarietà … vincemmo
il campionato all’ultima giornata”.
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