sabato 17 maggio 2014

Lev Yashin , il ragno nero




 
 
 
 
Lev Yashin (Jašin) nasce nel 1929 a Mosca da una famiglia di operai sovietici ed ha un’infanzia difficile, tanto da essere costretto ad iniziare a lavorare in fabbrica ad appena 12 anni. Yashin non inizia con il calcio bensì con l’hockey sul ghiaccio, riuscendo nel 1953 a vincere il campionato sovietico difendendo la porta della Dinamo Mosca. Dopo la vittoria nel campionato di hockey avviene però l’incredibile: quando sembrano perse le speranze per diventare calciatore, nel 1954 Khomič, il portiere titolare della squadra di calcio della Dinamo Mosca, si infortuna gravemente. Così la polisportiva moscovita ricerca proprio nella sua squadra di hockey il portiere mancante individuando nel venticinquenne Lev Yashin il sostituto ideale. Da questo momento in poi diventa l'estremo difensore titolare della Dinamo Mosca e lascerà quei colori solo nel 1971, dopo 326 partite (270 senza subire gol ) e 150 rigori parati

Con la maglia biancoblu della Dinamo Yashin vinse 5 titoli e 3 Coppe nazionali, ma è con la maglia dell'Urss che diede il meglio di sé, rendendola tra il 1956 e il 1966 una delle formazioni più temibili, sebbene non avesse assi in campo. Salvo il portiere.

Nel 1956, grazie alle sue parate, la Selezione sovietica vinse l’oro olimpico a Melbourne e Yashin subì due reti in 5 incontri (uno venne ripetuto). Due anni dopo i russi parteciparono al loro primo Mondiale, dove furono eliminati nei quarti dalla Svezia padrona di casa.

Ma è tra il 1960 ed il 1966 che nacque il mito del “Ragno nero”: nel 1960 l’Urss vinse la prima edizione degli Europei di calcio che si tennero in Francia, subendo solo due reti, di cui una nella finale contro la Jugoslavia, che già aveva battuto nella finale di Melbourne. Nel 1962 nuova eliminazione nei quarti del Mondiale ancora ad opera dei padroni di casa del Cile. Nell’occasione Yashin subì un infortunio che lo constrinse a giocare quella partita con una benda a un occhio in stile piratesco.

Il 1963 è l’anno della sua consacrazione: in Campionato incassò solo 6 reti e garantì la qualificazione agli Europei del ’64 in Spagna.

A inizio dicembre, meritatamente, gli fu assegnato il Pallone d’oro. Ottenne 73 punti, staccando di diciassette punti Gianni Rivera e di 22 Jimmy Greaves del Tottenham.

Da quel dicembre 1963 a oggi si sono susseguiti 36 vincitori (24 attaccanti, 9 centrocampisti, 3 difensori), e mai nessun altro numero 1. Due volte si classificarono secondi due portieri a noi ben noti, Dino Zoff (nel 1973, ma quell’anno stravinse Johan Crujiff) e Gianluigi Buffon (2006, lo vinse con ampio margine Fabio Cannavaro). Si presume insomma che il primato di Yashin possa durare ancora a lungo.

A corollario di una stagione strepitosa venne convocato per il “Resto del Mondo” nella partita celebrativa del centenario della Football Association. Sebbene in campo solo nel primo tempo, compì una serie di parate e anche a Wembley non mancarono gli applausi a dispetto del fatto che dopo il Mondiale cileno Yashin voleva appendere i guantoni al chiodo.

Nel 1964 arrivò ancora in finale all’Europeo contro la Spagna padrona di casa, e subì di nuovo la regola delle mura amiche: vinsero le “furie rosse”. Ai Mondiali inglesi del 1966 l’Unione Sovietica fu quarta, miglior piazzamento della sua storia. Non giocò da titolare il Mondiale messicano e l’anno successivo lasciò il calcio. La FIFA gli dedicò un’amichevole internazionale allo stadio di Mosca, dove oltre 100 mila persone lo applaudirono al termine della partita.

Post mortem gli furono dedicati titoli ed onorificenze che solo i grandi dello sport si sono meritati, tra cui l’intitolazione del premio dato al migliore portiere di un Campionato mondiale. È stato nominato anche miglior calciatore sovietico della storia, nonché miglior portiere del Novecento.
 

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