Lev
Yashin (Jašin) nasce nel 1929 a Mosca da una famiglia
di operai sovietici ed ha un’infanzia difficile, tanto da essere
costretto ad iniziare a lavorare in fabbrica ad appena 12 anni.
Yashin non inizia con il calcio bensì con l’hockey
sul ghiaccio, riuscendo nel 1953 a vincere il campionato sovietico
difendendo la porta della Dinamo Mosca. Dopo la
vittoria nel campionato di hockey avviene però
l’incredibile: quando sembrano perse le speranze per
diventare calciatore, nel 1954 Khomič, il portiere
titolare della squadra di calcio della Dinamo Mosca, si
infortuna gravemente. Così la polisportiva moscovita
ricerca proprio nella sua squadra di hockey il portiere mancante
individuando nel venticinquenne Lev Yashin il sostituto
ideale. Da questo momento in poi diventa l'estremo difensore titolare
della Dinamo Mosca e lascerà quei colori
solo nel 1971, dopo 326 partite (270 senza subire gol ) e 150 rigori
parati
Con
la maglia biancoblu della Dinamo Yashin vinse 5 titoli e 3 Coppe
nazionali, ma è con la maglia dell'Urss che diede il meglio di sé,
rendendola tra il 1956 e il 1966 una delle formazioni più temibili,
sebbene non avesse assi in campo. Salvo il portiere.
Nel
1956, grazie alle sue parate, la Selezione sovietica vinse l’oro
olimpico a Melbourne e Yashin subì due reti in 5 incontri (uno venne
ripetuto). Due anni dopo i russi parteciparono al loro primo
Mondiale, dove furono eliminati nei quarti dalla Svezia padrona di
casa.
Ma
è tra il 1960 ed il 1966 che nacque il mito del “Ragno nero”:
nel 1960 l’Urss vinse la prima edizione degli Europei di calcio che
si tennero in Francia, subendo solo due reti, di cui una nella finale
contro la Jugoslavia, che già aveva battuto nella finale di
Melbourne. Nel 1962 nuova eliminazione nei quarti del Mondiale ancora
ad opera dei padroni di casa del Cile. Nell’occasione Yashin subì
un infortunio che lo constrinse a giocare quella partita con una
benda a un occhio in stile piratesco.
Il
1963 è l’anno della sua consacrazione: in Campionato incassò solo
6 reti e garantì la qualificazione agli Europei del ’64 in Spagna.
A
inizio dicembre, meritatamente, gli fu assegnato il Pallone d’oro.
Ottenne 73 punti, staccando di diciassette punti Gianni Rivera e di
22 Jimmy Greaves del Tottenham.
Da
quel dicembre 1963 a oggi si sono susseguiti 36 vincitori (24
attaccanti, 9 centrocampisti, 3 difensori), e mai nessun altro numero
1. Due volte si classificarono secondi due portieri a noi ben noti,
Dino Zoff (nel 1973, ma quell’anno stravinse Johan Crujiff) e
Gianluigi Buffon (2006, lo vinse con ampio margine Fabio Cannavaro).
Si presume insomma che il primato di Yashin possa durare ancora a
lungo.
A
corollario di una stagione strepitosa venne convocato per il “Resto
del Mondo” nella partita celebrativa del centenario della Football
Association. Sebbene in campo solo nel primo tempo, compì una serie
di parate e anche a Wembley non mancarono gli applausi a dispetto del
fatto che dopo il Mondiale cileno Yashin voleva appendere i guantoni
al chiodo.
Nel
1964 arrivò ancora in finale all’Europeo contro la Spagna padrona
di casa, e subì di nuovo la regola delle mura amiche: vinsero le
“furie rosse”. Ai Mondiali inglesi del 1966 l’Unione Sovietica
fu quarta, miglior piazzamento della sua storia. Non giocò da
titolare il Mondiale messicano e l’anno successivo lasciò il
calcio. La FIFA gli dedicò un’amichevole internazionale allo
stadio di Mosca, dove oltre 100 mila persone lo applaudirono al
termine della partita.
Post
mortem gli furono dedicati titoli ed onorificenze che solo i grandi
dello sport si sono meritati, tra cui l’intitolazione del premio
dato al migliore portiere di un Campionato mondiale. È stato
nominato anche miglior calciatore sovietico della storia, nonché
miglior portiere del Novecento.
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