sabato 17 maggio 2014

Mazzola, Yashin e il rigore del 10/11/1963


 
 
 
Data decisiva, domenica 10 noviembre 1963, all’Olimpico di Roma l’Italia debe ribaltare lo 0-2 subito nell’andata di Mosca (13 ottobre) negli ottavi di finale degli Europei di calcio dall’Unione Sovietica campione in carica. Questa la formazione che scende in campo: Sarti, Burgnich, Facchetti, Guarneri, Salvadore, Trapattoni, Domenghini, Bulgarelli, Mazzola, Rivera, Menichelli. In svantaggio per un gol di Gusarov al 32’, le speranze azzurre svaniscono definitivamente quando, a mezz’ora dalla fine, il giovane Sandro Mazzola (21 anni compiuti l’8 novembre) si fa parare un rigore dal leggendario portiere sovietico Lev Yashin: «Ero tranquillo quando Fabbri ha indicato che toccava a me. Ho agguantato la palla, ho voluto fintare, ma Yashin, che è un vero campione, non ha abboccato. Inizialmente volevo indirizzare la palla alla destra del portiere sovietico, poi mi sono accorto che un suo compagno gli aveva suggerito la direzione giusta, ho preferito cambiare, ma il colpo mi è riuscito solo in parte. Appena colpita la palla – troppo bassa rispetto alle mie abitudini – mi sono accorto che Yashin si raggomitolava trattenendola. Ho sbagliato tutto». La sfida finisce 1-1, pareggio segnato all’89’ da un altro giovanissimo, il ventenne Gianni Rivera.
Immaginate la figura di un portiere alto 1.89 ,vestito completamente di nero. Lev Yashin, il cui nome in russo vuol dire "Leone", è più conosciuto come "Il ragno nero", proprio per la sua divisa, buia come la notte.
E’ praticamente imbattibile (nella sua carriera parerà 150 rigori) è dotato di riflessi straordinari e le sue lunghe leve - che sembrano otto, come i ragni - confondono chi si appresta a tirare in porta. E’ un portiere moderno: guida la difesa dispensando consigli ai compagni fino a perdere la voce. In 326 incontri rimane imbattuto 211 volte. Numeri che gli valgono 5 campionati sovietici e tre Coppe di lega.
Ricorda ancora Mazzola: “Yashin era un gigante nero: lo guardai cercando di capire dove si sarebbe tuffato e solo tempo dopo mi resi conto che doveva avermi ipnotizzato. Quando presi la rincorsa vidi che si buttava a destra: potevo tirare dall’altra parte, non ci riuscii. Quel giorno il mio tiro andò dove voleva Yashin”.
 
 


 

Nessun commento:

Posta un commento