mercoledì 12 marzo 2014

Gipo Viani e il vianema o la genesi del calcio all'italiana

Giuseppe Ferruccio Viani, detto Gipo, è nato a Treviso il 13 settembre 1909 ed è morto a Ferrara il 6 gennaio 1969.
Mentre stava terminando la carriera di calciatore, il Segretario Generale della Federazione Calcio Barassi gli consigliò di divenire allenatore e fu egli stesso a concedergli la tessera e a scrivere una lettera a tutte le società. Rispose il Siracusa e Gipo andò in Sicilia volentieri, dopo passó al Benevento (con cui vinse il campionato di C, anche se il club per motivi economici non formalizzerà l'iscrizione alla B) e finalmente approdó alla Salernitana, in Serie B.
Viani si era convinto che lo strapotere economico delle squadre più blasonate, che consentiva loro di ingaggiare i migliori giocatori del mondo, potesse essere arginato solamente attraverso ingegnosi espedienti tattici, astuti accorgimenti che sparigliassero i consuetudinari meccanismi di gioco dell’epoca.
Viani inventò uno stratagemma tattico, di cui per la veritá già ai Mondiali del ’38 s’era vista un’anticipazione. Il tecnico della Svizzera, Karl Rappan, aveva modificato lo schema del Metodo, arretrando un terzino dietro la linea difensiva a tre e avanzando il centromediano. Così facendo, si accentuavano le caratteristiche di copertura dell’ultimo difensore e si apriva la strada all’introduzione del “libero”.
Questo schema, definito “verrou” – ovvero “catenaccio” – portò la modesta rappresentativa elvetica a buoni risultati nel torneo, rendendola protagonista di un clamoroso successo per 4 -2 ai danni della Germania hitleriana,che dopo l’annessione era stata rinforzata dai giocatori austriaci.

Viani elaborò un progetto tattico per rinforzare la difesa e forse anche per confondere le idee agli allenatori avversari: ridusse gli attaccanti da cinque a quattro eliminando il ruolo del centravanti, quindi fece indossare la maglia numero 9 al mediano sinistro Alberto Piccinini, grande calciatore che poi sarebbe passato alla Juventus, per vincere da bianconero due scudetti consecutivi.
Nello schema tattico di Viani, al fischio d’inizio, il numero 9 s’incaricava di arretrare in marcatura sul centravanti avversario, liberando il centrale difensivo (che in quella Salernitana era Buzzegoli) dai compiti di marcatura e consentendogli perciò di schierarsi come ultimo battitore. Il Sistema di Viani, divenne celebre come “Vianema”.
Così giocando, la Salernitana si mantenne competitiva per tutta la stagione, ma alla fine, si arrese ad una retrocessione come quart’ultima classificata, non senza molte polemiche, dovute a presunti favoritismi verso la Roma, che in quell’anno era la diretta concorrente per la retrocessione e terminò un punto sopra.
Molto più efficace risultò nella stessa stagione un cosiddetto mezzosistema, che era stato già sperimentato in Svizzera. A dire il vero, di mezzisistemi ne furono escogitati parecchi, differenti l’uno dall’altro solo per il fatto che il giocatore da spostare in difesa, chi lo prelevava qua e chi là. Il più naturale fu quello attuato nella Triestina da Nereo Rocco, che trasferì alle spalle dello stopper uno dei difensori esterni, il roccioso Blason, sostituendolo con un mediano, che a sua volta veniva rimpiazzato facendo arretrare una mezzala. Così organizzata, ma soprattutto perché era una formazione molto più valida della Salernitana che praticava il vianema, la Triestina concluse al secondo posto, dietro il Torino, il campionato 1947-48, a parità di punti (49) con Juventus e Milan: un risultato sensazionale, un miracolo che Rocco avrebbe bissato nel ’58 con il terzo posto ottenuto dal Padova, alle spalle di Juventus e Fiorentina.

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